Dopo che una domanda di pura etologia divenne un’ossessione, ho dedicato anima e corpo allo studio e sono finalmente riuscito a capire quale fosse la differenza tra un pollo e un gallo.
In effetti mi rendo conto che in condizioni normali avrei tranquillamente evitato l’ossessione ma il punto è che la domanda è sorta un giorno che avevo la febbre alta e mi era dunque impossibile alzarmi e chiedere all’oracolo Internet.
Dunque, i polli sono pulcini pre-adolescenti, non sono sessualmente attivi; pensano soltanto a bivaccare, parlare di calcio e videogiochi. Ogni tanto provano ad intavolare conversazioni erudite, di filosofia e religione, ma non si spingono oltre al concetto che se si comportano male, andranno all’inferno e finiranno alla diavola.
Il gallo è l’alpha, il figo, il bullo, il cretino diciottenne che alza la cresta pure davanti a un canaccio dieci volte più grande. Il cervello non è poi molto diverso da quello del pollo, per carità; l’intelligenza diciamo che è una dote che manca geneticamente.
Nei pensieri però è molto diverso. Non cade mai in discorsi complessi, non parla di cose futili ne fraternizza coi simili. Lui è il gallo, lui e soltanto lui è autorizzato a cantare, anche perché una vecchia leggenda dice che se ce ne fossero altri intenti a cantare, il sole non sorgerebbe finché non ne rimarrebbe solo uno.
Sì, lui è il McLeod della fattoria, l’highlander dell’aia. E non teme ne il forno ne il girarrosto. Le patate sono sue amiche e il rosmarino lo usa come deodorante.
Il pollo e il gallo spiegano al meglio la differenza tra l’essere leggeri e spensierati o cazzuti, tronfi e trionfanti.
Sii come vuoi, vivi come credi, tanto quando sarai stecchito tutta la gente dirà: “quanto era buono…”.
Credo che la febbre alta sia complice di questo vaneggiamento.