La cicala, la formica e lo stercorario.
C’era una volta una formica che passava tutti i santi giorni a cercare provviste e a trasportarle nel suo formicaio per conservarle in vista dell’inverno.
La formica lavorava e lavorava, faticava più di un cinese per stipare il cibo per la colonia tanto da poter essere definita una formica comunista; colonia, solo colonia, fortissimamente penso alla colonia.
Un bel giorno incrociò una cicala intenta a fare quello che fa la maggior parte dei musicisti: stava stravaccata in forma semi-liquida all’ombra, strimpellava qualche accordo e rompeva le scatole al prossimo. La cicala disse alla formica: “ma chi te lo fa fare di lavorare tutto il giorno. Perché non ti riposi e approfitti di questa bella giornata? Tanto poi qualcuno o qualcosa verrà in tuo aiuto”.
Avevo dimenticato di citare la quarta e più importante caratteristica della cicala-musicista: aspetta sempre un aiuto dal cielo salvo poi lamentarsi quando l’aiuto non arriva e tirando fuori la più bieca forma di vittimismo, quella che dice che il mondo moderno non capisce gli artisti e li tratta come barboni.
Ritornando alla formica, la piccola infaticabile sinistroide lavoratrice rispose alla cicala: “io lavoro oggi per godere domani delle mie fatiche, cosicché quando verrà l’inverno, non ci sarà più cibo, i localari faranno suonare solo cover band di Vasco e Thomann aderirà al black friday, tu morirai di stenti e capirai finalmente che fare il musicista non è un lavoro”.
La formica in effetti era così a sinistra che aveva fatto il giro di 360 gradi arrivando a parlare come un dittatore di estrema destra; lo si poteva dedurre dal fatto che entrambe le estremità non amavano la musica proprio come forma di espressione, a meno che non si tratti di robaccia nazionalistica o pop becero usa e getta.
Infatti quando arrivò l’inverno, la formica era ben rintanata nel suo formicaio dal quale proveniva da lontano il suono di “bella ciao” e di qualche playlist dove ci sono anche “io vagabondo”, “storia di un impiegato” e i Modena City Ramblers mentre la cicala con la sua chitarretta ormai scordata dal freddo e dall’umidità non riusciva ad elemosinare neanche l’apertura di una jam.
D’un tratto passò a pochi metri di distanza uno scarabeo stercorario che trascinava una pallina di cacca sulla quale c’era poggiato un foglietto dove lo scarafaggio prendeva di tanto in tanto degli appunti.
“Cosa stai scrivendo su quel foglietto, o tu trascinatore di merda?” chiese la cicala. Lo scarabeo rispose “Ogni volta che mi viene un’idea carina, la appunto su questo foglietto, e poi, trovando un valido argomento, scrivo i testi per le mie canzoni”.
La cicala stava per stramazzare al suolo dal freddo e dalla fame ma capì la lezione più importante della sua vita: se vuoi fare la formica cinese, puoi essere stronzo quanto vuoi tanto al 90% hai il posto fisso; se sei lo stercorario, tutta quella merda che porti dietro al tuo foglietto e le tue idee, un minimo di calore e qualcosa da mangiare te la darà sempre; se sei cicala e passi la tua vita insieme ai tuoi colleghi a farvi le seghe su chi suona più veloce, più forte o più uguale a uno forse morto da decenni, ricordati che te e i tuoi colleghi agli occhi (e le orecchie) degli altri, fate tutti solo cri, cri, cri, cri….