La mia Noia – Cap.12

La fretta delle lunghe attese.

Le attese mi snervano, mi innervosiscono e mi rendono meno tollerante verso le persone che mi fanno attendere. Non le odio, per carità, ma smetto di capirle e di giustificarne qualsivoglia comportamento.

Non è una cosa intelligente, lo so, ma ho fretta e non ci penso molto.

Passo giorni a chiedermi perché rispondere ad una mail possa diventare un’azione così estenuante, perché rispondere ad un messaggio possa prendere giorni, perché rispondere in generale sia diventato un processo che porta inevitabilmente ad una perdita di tempo utile.

Una volta mi sono dato una risposta da solo: la gente non risponde a tempo dovuto ma a loro agio semplicemente perché non gli frega niente di farlo subito o più semplicemente perché non gli frega niente del mittente e del contenuto del messaggio.

Questa risposta però è stata controproducente perché mi sono incavolato ancora di più, stavolta oltre che col destinatario, anche con me stesso. Perché non sono così importante da meritare una risposta (possibilmente subito)? Perché non sono così interessante da appunto destare interesse e stimolare una reazione immediata? Quindi la colpa è mia e il mio subconscio che tra le altre cose adora addossarsi sensi di colpa, è stato felicissimo. Io un po’ meno.

Avere fretta è prerogativa di chi vuole risposte, di chi cerca conferme e di chi, come me, non è abbastanza importante o interessante da essere una sorta di priorità, ergo avere fretta è da poveracci. 

Questa considerazione però non si può certo dire che mi abbia entusiasmato, anzi!

Ho preso consapevolezza di una parte di me che un po’ nascondevo e un po’ ignoravo; diventare adulto è anche capire che il mondo non gira intorno a te, soprattutto se non sei un VIP, e che la gente spesso e volentieri non è così interessata a quello che hai da dire.

A me però neanche questa cosa convince quindi continuo a scrivere e a dire quello che mi passa per la testa e soprattutto ad aspettare per l’eternità risposte che forse non arriveranno mai.

Io continuo perché mi piace farlo, perché credo di saperlo fare bene, perché prima o poi qualcosa arriverà, qualcuno risponderà.

E soprattutto non ho fretta.

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